Qualche tempo fa, un signore di mezza età mi chiede un appuntamento per ricevere sessioni di Rolfing: soffriva di un dolore insistente nella zona lombare che non gli dava pace. Aveva sentito parlare del Metodo Rolfing e dei suoi risultati positivi in casi simili al suo.
Nel colloquio iniziale mi informa che aveva prenotato una risonanza magnetica per verificare se ci fossero ernie discali. Il servizio sanitario nazionale gli aveva dato un appuntamento dopo due mesi. Tuttavia, per poter avere un referto in tempi più brevi, aveva prenotato una risonanza magnetica come privato. Il referto dell’analisi fatta “a pagamento” parlava di una protrusione discale fra L4 e L5.
Iniziamo a fare le sedute ma il dolore non si attenua. Avevamo fatto già 4 sedute quando arriva la data per fare la RM prenotata con il servizio sanitario nazionale ed il mio cliente riceve un nuovo referto: la protrusione discale è notevolmente ridotta rispetto alla RM precedente. Leggendo i due referti ci siamo chiesti: ma allora, da dove viene il dolore? La seconda RM asserisce che la protrusione discale è notevolmente ridotta, ma il mio cliente continua a percepire dolore; forse la protrusione discale, nel suo caso almeno, non è responsabile del dolore?
Il mio cliente, incuriosito e fiducioso nel lavoro che stavamo facendo, ha continuato con le sedute di Rolfing. Progressivamente ha iniziato a sviluppare una maggiore consapevolezza del suo corpo e a coltivare ciò che gli procurava benessere. Gradualmente e progressivamente il dolore è sparito.
Di seguito un articolo interessante, a proposito della percezione e origine del dolore:
http://www.reyallen.com/pain-science/
A maggio 2016 ho partecipato ad un seminario tenuto da un osteopata olandese. Condivido volentieri ciò che ha affermato a proposito delle protrusioni dei dischi intervertebrali. In anni di lavoro, grazie agli strumenti di indagini di cui oggi si dispone (TAC, RM), l’osteopata ha potuto osservare che la manipolazione vertebrale riduce la dimensione della protrusione discale. Ma qui arriva la parte interessante: l’osteopata ha affermato che ricerche recenti ipotizzano un fenomeno veramente interessante; sembra che la riduzione della protrusione non sia dovuta all’intervento manuale, ma l’intervento manuale pare stimolare il sistema immunitario che attacca ed elimina quelle parti di tessuto protruso, creando quindi una attenuazione del dolore.
Ancora una volta siamo di fronte al tema della differenza che esiste fra guarigione e cura. L’intervento manuale, così come un medicinale, può essere una cura, talvolta efficace, talvolta meno. Ma quando guariamo, siamo in presenza di un processo che origina all’interno di noi stessi, magari facilitato da un intervento esterno. Ed ecco che non siamo solamente curati, ma siamo proprio guariti!